lunedì 10 febbraio 2014

QUESTO CHI E'......

Arrivi in ufficio come al solito, cinque minuti in anticipo rispetto al normale orario di ingresso, posi la tua borsa sulla sedia, togli il giacchino corto e lo appendi all’attaccapanni. Vai un attimo in bagno a sistemare i capelli scompigliati dal vento che c’era stamattina.



Ritorni alla tua scrivania e ti siedi, inizi il tuo lavoro.
Bip-Bip-Bip, un messaggino sul cellulare, distrattamente lo prendi per leggere chi ti ha scritto.
“Chi è Emily? vieni immediatamente, voglio sapere tutto.” Rimani un pò meravigliata della domanda e della richiesta che ti ho fatto
Ti ho inviato il messaggio ma tu non rispondi
Cinque minuti e ti arriva un’altro messaggio, come l’altro lo leggi.



“Allora? Fai la puttanella con Cluzan senza dirmelo?, ti sto aspettando”.
Non rispondi.
Non passa che un minuto e sul cellulare arriva l’ennesimo sms.
“Tutti ti cercano stamattina Laura? Chi è il tuo amante?” dice scherzosamente Giulia, la tua collega.
Questa ultima frase ti ha scosso e cerci subito di ribattere mentre leggi il nuovo messaggio.
“MUOVITI”, c’è scritto solo questo, “No, è mio marito che ha dimenticato di dirmi delle cose”.
Cerchi di fare finta di nulla e prosegui a lavorare, ma non ci riesci, i tuoi pensieri vanno alla ricerca di quello che dirai quando mi incontrerai.
La mattinata scorre stancamente e non ti arrivano nuovi messaggi, la cosa ti preoccupa, “chissà come si stà arrabbiando, mi sa che stavolta le busco di santa ragione”, le colleghe vanno e vengono, c’è del lavoro da completare, riesci a scacciare questi pensieri e lavori fino ad ora di pranzo.
“Laura vieni a pranzo con noi? andiamo a farci una pizza.”
“No, non posso ho appuntamento con mio marito, ricordi i messaggi di stamattina?” e di corsa prendi la tua borsa ed il giacchino.
“Ciaoooo, a dopo” saluti tutti nella stanza e scappi via.
Hai il cuore in gola quando arrivi sul pianerottolo, bussi una prima volta ma nessuno viene ad aprirti, ci riprovi ma invano, nessuno che apra.
Un groppo in gola e prendi le chiavi dalla borsa, le mani ti tremano, infili la chiave nella toppa, due giri ed apri.
Dall’interno della casa tutto è silenzioso, entri, il solo suono è il rimbombo dei tuoi tacchi, tutte le stanze sono buie.
“Ci sei?”. Guardi nelle stanze, dalla camera da letto si nota un leggero chiarore, un’abatjour è accesso, entri.
“C-ciao, son potuta venire solo adesso, scusami”, non mi muovo, non ti rispondo, lo sguardo è fisso sul letto sfatto.
Non sai cosa fare, rimani per alcuni istanti sull’uscio, poi entri e ti siedi sul letto, mi fissi non capendo cosa fare.



Mi alzo, in silenzio mi avvicino, ti faccio alzare, provi a parlare ma io ti metto un dito sulle labbra, come ad indicarti di stare zitta.
Ti sfilo il giacchino, e sbottono la camicetta che indossi.
Ti giro e tiro giù la zip della gonna, un lieve fruscio e cade sul pavimento.
Prendo i cuscini e li metto al centro del letto e ti ci faccio stendere sopra.
Sei di spalle, non puoi vedere cosa faccio.
Senti lo sfilare della cinghia dei mie pantaloni.
Cerchi di girarti ma ti fermo.
“Chi è Emily?” e parte il primo colpo.
“sei tu vero?” e ti arriva una nuova frustata sulle natiche.
“Ti diverti a fare la puttanella pure con Cluzan vero?”, altri due colpi, ancora più forti ti fanno sobbalzare, stringi i denti per non strillare.
“Puoi pure giocare con lui, lo sai, ma devi dirmelo!”, ora le cinghiate sono almeno quattro. Hai preso il lenzuolo tra i denti per non urlare dal dolore.
Mi fermo per un attimo a guardare i segni sul tuo culo, con la mano ti accarezzo prima la schiena e poi il culo, le dita si intrufolano nello slip, giocano per alcuni secondi col buchetto, poi scendono lungo il solco della figa. Ti allargo le cosce, sei bagnata, infilo le dita in profondità nel sesso, ti scopo con le dita, le mie dita sono un cazzo che ti scopa, con veemenza, con foga.
Ti lasci prendere così, inarcando la schiena per facilitare la penetrazione, gli slip tagliano la tua pelle provocandoti fastidio e dolore, improvvisamente , con un gesto deciso li strappo via, il sottile filo che ti cinge i fianchi si spezza lasciando un segno rosso sulla carne.
Ora non stringi più il lenzuolo tra i denti per sopportare il dolore ma per non urlare dal piacere.
“La prossima volta fammelo sapere troia”, ho infilato tutte le dita nella tua figa fradicia di umori, ti allargo sempre di più.
“Sono io il tuo padrone e sono io che decido cosa puoi fare”, Spigo sempre di più, la mia mano è dentro di te fino al palmo. La tiro leggermente fuori per infilare pure il pollice.
“S-si, padrone”, dici mentre il piacere ti sconquassa la mente ed il ventre.
“Chi ti ha detto di parlare, stronza, devi parlare solo se ti viene ordinato”, ora le dita sono tutte dentro di te e la spinta è violenta e decisa, la mano fa fatica ad entrare la alla fine ti riempie, la mia mano è nel tuo sesso fino al polso. La rigiro dentro te per farti urlare, non so se per il piacere o per il dolore, ma da come sei bagnata e da come ti contorci è il piacere che ti scuote.
“Ora puoi parlare cagna, ti piace come ti riempio?”
“S-si, ancora”, dici gemendo
“grazie mio padrone”. Fremiti di piacere corrono lungo la tua schiena, sei in preda ad un violento orgasmo che ti fa impazzire, stringi con forza le lenzuola mentre faccio scivolare fuori la mano. La tua figa e completamente aperta, le labbra gonfie, umori colano lungo le cosce, gocce di sudore scorrono lungo la schiena.
Ti accasci esausta su letto, i capelli arruffati sul viso. Mi abbasso su di te e ti bacio la schiena, lecco il tuo sudore.
“La prossima volta, sei vuoi giocare con qualcuno mi devi prima avvisare” ti sussurro in un orecchio, mentre ti stò parlando mi allungo a prendere una cosa in un cassetto e continuando ti dico “questo collare è per fartelo ricordare”. Ti faccio alzare e ti lego il collare al collo.
“Guai a te se lo togli quando sei in mia presenza.”
Mi alzo e mi risiedo sulla poltrona. “Ora vai, non vorrei che la mia schiavetta facessi tardi al lavoro”.

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